Una Nave che suona!

6.1-NAVENEGRIERA
Roots : Storia della Musica Afro-Americana

Una Nave che suona!

Il viaggio che intraprenderemo non parlerà solo di origini, ma dell’evoluzione della musica afro-americana in generale. Il nostro primo appuntamento inizia indietro nel tempo ,nel XVI secolo, quando la prima nave olandese approda a Jamestown, in Virginia (America!).

A BORDO DI UNA NAVE

Nella prima metà del 600, la colonizzazione americana, da parte dei popoli europei, incalzava a ritmi sfrenati. Navi enormi e stracariche venivano utilizzate come mezzi per il trasporto di merce , da un continente a un altro.

Stiva di una nave negriera

Gran parte dei vantaggi economici erano legati alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero, di caffè, di cacao e di cotone). Con la penetrazione portoghese in Brasile, a questo si aggiunse la prospettiva di ricavare dalle colonie risorse minerarie. In entrambi i casi si richiedeva l’uso di grandi quantità di manodopera. 

Il 16 giugno 1452 papa Niccolò V con la “bolla Dum Diversas” (successivamente ritrattata per le accuse di razzismo), indirizzata al re del Portogallo Alfonso V, riconosceva al re portoghese le nuove 

Bolla “Dum Diversas”

conquiste territoriali, e lo autorizzava ad attaccare, conquistare e soggiogare i saraceni, i pagani e altri nemici della fede, a catturare i loro beni e le loro terre, a ridurre gli indigeni in schiavitù perpetua e trasferire le loro terre e proprietà al re del Portogallo e ai suoi successori. Questo documento, con altri di simile tenore, venne usato per giustificare lo schiavismo e l’olocausto degli indigeni nativi americani. Portoghesi, Inglesi, Spagnoli, Olandesi, forti di questo e altri documenti, si annoverarono il diritto di considerare propri schiavi i popoli “selvaggi e senza fede”. 

«La Chiesa ha abusato del passo biblico contenuto nel capitolo 9 della Genesi», in cui si afferma che tutti i popoli della terra discendono dai figli di Noè: Sem, Cam e Iafet. Dopo il diluvio, Cam rivelò ai fratelli di aver visto il padre giacere ubriaco e nudo. Noè maledisse Cam insieme a tutti i suoi discendenti, condannandoli a diventare servi di Sem e Iafet. La Chiesa allora affermò che gli africani sarebbero i discendenti di Cam. Pio IX, ancora nel 1873, inviterà tutti i credenti a pregare affinché sia scongiurata la maledizione di Noè pendente sull’Africa.(www.lastampa.it – RITA MONALDI E FRANCESCO SORTI parlando del libro di Pius Adiele Onyemechi)

Inizialmente gli europei tentarono di far lavorare come schiavi gli indigeni americani, ma questa soluzione tuttavia risultò insufficiente, soprattutto a causa dell’alta mortalità delle popolazioni native dovuta a malattie, come il vaiolo, importate dai conquistatori europei e alla loro conformazione fisica non adatta a quel genere di lavoro.

Nel XVI secolo gli europei entrarono in contatto con la pratica nordafricana di far schiavi i prigionieri di guerra. Le lotte fra tribù limitrofe africane, e l’introduzione dello schiavismo interno, avevano rappresentato il punto di rottura della coesione politica africana, permettendo alle grandi potenze europee di dare origine allo sfruttamento del continente nero.

«Il continente africano è stato privato di molte risorse umane usando tutte le vie possibili. Attraverso il Sahara, il Mar Rosso, i porti dell’Oceano Indiano e quelli sull’Atlantico. Per almeno dieci secoli la schiavitù ha portato benefici al mondo musulmano. Quattro milioni di schiavi sono passati per il Mar Rosso, altri quattro hanno transitato per i porti dell’Oceano Indiano, forse nove milioni sono quelli che hanno attraversato il deserto del Sahara. Da undici a venti milioni – dipende da chi si consulta – hanno solcato l’Atlantico.»
(Elikia M’bokolo, The Impact of the Slave Trade in Africa[1])

Gli schiavi africani erano decisamente più adatti, dal punto di vista fisico, a sopportare il lavoro forzato  di cui i coloni europei avevano bisogno per le proprie piantagioni, perciò i portoghesi e gli spagnoli se li procurarono per mandarli nelle colonie americane.

La tratta degli schiavi africani.

Le prime deportazioni africane di schiavi risalgono al XIV secolo, quando a Madeira iniziarono le deportazioni da parte dei portoghesi. Portoghesi e Spagnoli furono i primi a vendere i propri schiavi acquisiti agli altri coloni europei. Successe però che anche Inglesi, olandesi, francesi e altri decisero di acquistare in proprio gli schiavi direttamente nelle terre africane trattando con gli arabi. Nell’Agosto del 1619 in una nave olandese approdata a Jamestown, in Virginia (la prima colonia degli inglesi), tra la merce in vendita, vi era una ventina di africani. Quello fu il giorno in cui ebbe inizio la tratta dei neri allargata a tutto il continente americano, e non più solo al Brasile, destinata a diventare sempre più frequente, ed un numero sempre maggiore di schiavi venivano deportati in terra americana. 

Secondo i bianchi americani, gli “animaleschi negri” possedevano la forza fisica necessaria per svolgere i duri lavori nei campi dei proprietari terrieri, e le loro donne erano buone per pulire le case e fare i lavori sporchi , che le loro donne non avrebbero dovuto assolutamente fare. Quando i “negri” arrivavano dall’Africa non erano, come pensavano i loro padroni bianchi, delle specie di scimmioni barbari e selvatici, ma persone che provenivano da popoli di antica cultura.

https://youtu.be/ra6Bs_VpsBw

Tra il XVII e il XVIII secolo la tratta dei neri attraverso l’oceano assunse proporzioni senza precedenti, e nelle Americhe diede origine a vere e proprie economie basate sullo schiavismo. Complessivamente, secondo gli studiosi, furono tra i 9 e gli 11 i milioni di schiavi che attraversarono l’oceano, rappresentando la tratta come una delle più grandi deportazioni della storia (e certamente la più grande deportazione, se si tiene conto che altri 18 milioni di neri furono avviati in Turchia e nei paesi arabi).

Gli Africani , dopo esser strappati via dalla propria terra, venivano raggruppati nell’isola di Gorée (oggi isola turistica e patrimonio dell’Unesco), dove venivano condotti incatenati alla maison des esclaves e suddivisi in base alle loro prestazioni fisiche. Barattati con carichi di armi, munizioni e alcol destinati alle coste africane, venivano quindi imbarcati per affrontare l’Atlantico in condizioni drammatiche di spazio e di igiene. Stipati nelle stive che in alcuni casi non avevano più di mezzo metro di altezza, gli africani imprigionati morivano soffocati, spesso si suicidavano o sprofondavano nella follia a causa delle condizioni ambientali ed esistenziali a bordo delle imbarcazioni. Erano costretti a viaggi infernali che duravano anche due mesi, e venivano sottoposti alla decimazione qualora diventassero deboli e non vendibili. 

La Nave Negriera

A causa del Middle Passage (nome dato alla traversata dell’Atlantico) e delle sue conseguenze, morirono da due a quattro milioni di africani, trasformando l’Atlantico nel più grande cimitero della storia. Molti afroamericani e africani chiamano questo fenomeno black holocaust oppure olocausto africano o si riferiscono a questo olocausto con il nome maafa (in lingua swahili: «disastro», o “avvenimento terribile”, “grande tragedia”).

“Chi sostiene un sistema schiavistico non si ferma mai a riflettere su come egli stesso potrebbe diventarne vittima ” LUDWIG VON MISES

L’autorità ecclesiastica aveva avuto una grandissima influenza sulla propagazione ingiustificata dello schiavismo, e fu’ altrettanto incisiva per la fine della stessa. Papa Urbano VIII proibì infatti formalmente la Schiavitù in America Latina, e si fece sempre più strada un movimento abolizionista internazionale che sfociò in Francia con l’abrogazione della schiavitù nel 1794 e negli Stati Uniti con l’abolizione della tratta nel 1807 (per la fine della schiavitù bisognerà però attendere, almeno formalmente, il 1865, al termine della guerra di secessione). Tuttavia, si mantenne attivo un commercio illegale, ancora più cruento. 

A determinare il declino dello schiavismo fu la crisi dell’esportazione di alcune colture importanti come la canna da zucchero, sostituita in Europa dalla Barbabietola, ma anche grazie alla veloce avanzata del capitalismo che individuando nel lavoro salariato una migliore forma di sfruttamento, rese obsoleta la produzione dello schiavo.

La fine dello schiavismo doveva però fare i conti con il razzismo ormai radicato nella mente dei ricchi e dei poveri bianchi.

FILM SUL TEMA : 

Beloved – Amatissima, diretto nel 1988 da Jonathan Demme e tratto dal romanzo – vincitore del premio Pulitzer – del nobel per la letteratura Toni Morrison (1987). E’ la storia dei fantasmi degli schiavi che ossessionano gli stessi afroamericani (e non gli schiavisti bianchi) perchè sono loro innanzi tutto, che non devono dimenticare. I loro fantasmi sono legati al mare e all’acqua perchè è li che hanno trovato la morte. E sono fantasmi perchè tornano a inferstare la memoria degli schiavi divenuti liberi, intenti a dimenticare e rimouvere gli orrori della schiavitù.

Amistad – diretto nel 1997 da Steven Spielberg. Ispirato al romanzo di Barbara Chase-Riboud La rivolta della Amistad, ripercorre il caso giudiziario seguito all’ammutinamento, realmente avvenuto nel 1839, dei prigionieri africani stivati da commercianti schiavisti a bordo della nave spagnola Amistad.

Per chi parla l’inglese, segnalo questo video molto interessante:

https://youtu.be/znwRJ5K85XI

Il Viaggio è iniziato…ci vediamo al prossimo racconto!

Bibliografia e sitografia :